10 feb 2015

Neve

Di rado aveva amato la neve quanto quell'anno.
Da dove veniva lui non nevicava, e il cielo si limitava a piangere enormi ghiaccioli di ammoniaca che un po' tutti tentavano di evitare.
Morire non piace molto nemmeno a noi, amava pensare mentre sorseggiava una delle sue tazze di aceto balsamico bollente. 
Era un piacere che d'abitudine teneva per sé, dato che là dove si trovava i beviacido non erano particolarmente apprezzati.
Il loro pianeta era vittima incolpevole della A∞, superstrada di recente costruzione che congiungeva i versanti più estremi della galassia e che gli abitanti della sua nuova casa avevano tanto caldeggiato, e quindi che fai, passi da un'altra parte? Ma no, dopo tutti questi calcoli, che si spostino loro insomma, il progresso non si ferma davanti ad un pianeta o due, e poi ne beneficeranno anche loro, vedrai caro mio come saranno contenti.
E così, curioso caso di salvezza per turismo, si era ritrovato proprio là mentre il suo pianeta e la stragrande maggioranza di quegli ebeti che vi vivevano veniva fatto saltare per aria, senza che a molti interessasse. 
Ecco, già lo so, ora voi penserete che il nostro amico abbia un enorme conto in sospeso con quegli alieni cattivi colpevoli di avergli detonato casa mentre era via, che mediti vendetta e programmi una sorta di patriottica rivalsa. Beh, non potreste essere più in errore di così: i suoi stupidi, arretrati e retrogradi simili erano per lui fonte costante di imbarazzo, e, per dirla in maniera franca, gli stavano enormemente sui coglioni. Stavano anche perché, a parte alcuni profughi male in arnese giunti sui astronavi scassate e costretti a mendicare nei luoghi più ricchi della galassia stessa, non ne erano rimasti molti. E ne era grato, enormemente grato, perché se ne fossero arrivati molti avrebbe dovuto estirpare loro le antenne a morte e turare loro le branchie fino a soffocarli, perché gli umani erano troppo buoni da mangiare, e se tanti come lui fossero giunti sulla Terra, beh, sarebbero finiti prima.