12 dic 2012

L'Artigiano in Fiera - Nove giorni da venditore di spade.

Io da grande voglio essere uno di quegli scrittori che nelle biografie aggiungono una marea di mestieri ridicoli e assurdi. Davvero, chi può battere in assurdità il venditore di katana?

Ecco, per chi davvero se lo chiedesse la katana è la tipica spada giapponese, 
 o catalana, ancora non ho ben capito.
Si scrive katana, non katanga o takana, e no, non è buona per uccidere tua moglie, marito, gatto, figlio o professore perché non è affilata STUPIDA TESTA DI CAZZO.
Ah, sì, per questo post niente aplomb inglese, dato che il mio già rinomato caratterino è stato messo alla prova assai e necessito di altrettanto sfogo.

Ma torniamo a noi: questo post sarà una summa maxima di ciò che ho vissuto in quei giorni con il carico dei tre anni alle spalle, in rigorosissimo ordine alla rinfusa.

Uno dei punti centrali di questa esperienza è stato sicuramente il Capitan Inopportuno, ovvero l'uomo in grado di dire SEMPRE ciò che un essere umano sa di dover tenere per sé.
A parte i suoi discutibili gusti sotto ogni punto di vista, costui aveva la capacità di trovare un target, parlarci ed inserire cinque o sei figuredimmé così palesi e totali da sciogliere i muri attorno.
Volete un esempio? Davvero lo volete?
Ok, una delle più carine e forse meno rischiose è stata ululare
"Certo che il cibo orientale fa davvero cagare"
in un padiglione chiamato MONDO
sezione ASIA.

Ecco, cose così, ma peggio.
Poi voglio menzionare in maniera speciale tutti quelli che con fare da esperto hanno sparato stronzate a valanga sulle spade artigianali e semiartigianali, vocabolo da me coniato che vuol dire industriali pure quelle, ma fatte un pochino meglio.
Ecco, se tu non sai distinguere l'impugnatura dalla lama, è inutile che venga a fare la fighetta isterica quando ti correggo o non te la lascio impugnare in mezzo alla folla, perché come minimo ti ammazzi tu, che mi andrebbe pure bene, e massimo fai del male a me, cosa che vorrebbe dire guardarti male, raccogliere la spada e finirti. Per il tuo bene.

Altra categoria da me adorata sono i nanettidimmerda bambini che ti fanno perdere mezz'ora, finché realizzi che tanto non hanno soldi e quindi li fanculizzi nella maniera più veloce possibile, tipo che anziché dir fanculo ci dici solo fa! ché non hai tempo.

Ma dulcis in fundo la parte che davvero è la migliore: se i clienti ti stressano, hai colleghi fuori, vendi roba assurda e la maggior parte del tempo ti chiedi chi diavolo spenda anche 850 euro per una roba che manco gratis (ancora ancora quelle ornamentali, e un paio di quelle le hai pure) prega, PREGA
che quelli di fianco a te non siano da manicomio spinto.  Noi non avevamo pregato.
Abbiamo così passato la fiera accanto ad un tizio che al fine di venderli, suonava gli strumenti più improbabili e molesti della storia del mondo, ma il peggio non era nemmeno lui, che nel complesso sapeva più o meno come metterci le mani, no, il peggio erano i cazzo di sudamericani random
(attenzione, lavorare in fiera spinge violentemente
al razzismo, se il sintomo persiste consultare il asnxuiasnaubxasbxioau)
che tentavano di suonare dei bongo in maniera del tutto inappropriata fuori tempo e così male che almeno una volta ogni venti secondi ci mettevamo a canticchiare ossessivamente Parco Sempione. 
Limitando al massimo gli istinti omicidi che, vendendo spade, avrebbero trovato sfogo sicuro.
   
Di cose da dire ce ne sarebbero mille, in realtà,
fra clienti a volte anche simpatici, gente che ti fa i complimenti per come gli stai vendendo fumo,
colleghi davvero fantastici e gente che etudadovecazzoseiuscitomammegliochecitorni,
ma ho voluto ridurre all'osso il flusso di coscienza stavolta,
ché so che già una buona metà di voi mi è già collassata sullo schermo sbavandolo tutto, e non è cosa carina.

Ricordatevi sempre una cosa però, mi raccomando.
Se vedete uno che fa fatica a finir le frasi e nel raggiungervi ha già snocciolato tre o quattro figure di merda in serie, scappate velocemente.
Ma molto velocemente.

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